"Non è degno di un uomo eminente perdere tante ore, come uno schiavo, in lavori di calcolo che chiunque potrebbe risolvere se venisse utilizzata una macchina". Scriveva così Leibniz, nel 1671, per sottolineare come alleggerendo la fatica del calcolo resti più spazio per il ragionamento e l'intuizione.
Il calcolo, però, è una cosa importante, non è soltanto tecnica (quella di far di conto), è principalmente un'arte. E lo è soprattutto quando l'unico strumento utilizzato è la mente.
Il metodo induista
Da qualche anno, per ora quasi esclusivamente negli Stati Uniti, si sta diffondendo l'utilizzo della matematica vedica, cioè di una matematica risalente ai Veda, i testi sacri dell'induismo, fonte della conoscenza, trasmessa oralmente attraverso i Sutra, che possiamo definire aforismi della saggezza indiana. La patria dello zero e delle cifre che gli arabi portarono in Europa, dei duecentomila laureati all'anno in ingegneria, (più del doppio dell'America e dell'Europa), di Srinivasa Aiyangar Ramanujan, il bambino prodigio che, cent'anni fa, da autodidatta, ottenne risultati eccezionali nella teoria dei numeri, di Srinivasa Varadhan, vincitore del premio Abel nel 2007 per le sue ricerche sul calcolo delle probabilità, di Ramdorai Sujatha, premio Ramanujan 2006 all'Icpt di Trieste, di Narendra K. Karmarkar, autore di un noto algoritmo matematico, del giovane Manjul Bhargava, docente alla Princeton University, noto per le sue ricerche su equazioni e numeri primi, propone all'occidente civilizzato un insieme di regole, di formule e di procedimenti che possono, nel calcolo e nella disciplina del contare, recuperare, ben oltre la tabelline, il gusto ed il piacere del calcolo mentale, trasformandolo in un gioco di prestigio senza trucchi.
I prodigi "fenomeno"
Gioco di prestigio in cui, poco più di cinquant'anni fa, era maestro un bambino di sette anni originario di Roccabruna, Giacomo Inaudi. Giacomo eseguiva sottrazioni fra numeri di ventuno cifre, addizioni di cinque numeri di sei cifre ciascuno, calcolava il quadrato di un numero di quattro cifre, la divisione di due numeri di quattro cifre, la radice cubica di un numero di nove cifre e la radice quinta di un numero di dodici cifre. Costretto per mantenersi a fare il cameriere in un caffè di Marsiglia esercitava il suo talento con i clienti, cosa che gli valse l'attenzione di un impresario che in seguito, divenuto il suo procuratore, gli assicurò palcoscenici internazionali.
Nel 1867, divenuto ormai popolarissimo, eseguì, per invito del grande matematico Jules Henry Poincarè, l'operazione di elevare al quadrato il numero 4801, sottrarre 1, dividere per 6 e trovare la radice quadrata del quoziente. A Roccabruna gli è stata intitolata una via, con la seguente motivazione: "Fu genio della matematica".
Il tocco... magico
In verità Inaudi non fu un genio della matematica, bensì un mago dei numeri dotato di abilità di calcolo fuori dal comune. Prima di lui, Tom Fuller, soprannominato "Il calcolatore della Virginia", all'età di sette anni sapeva contare in meno di due minuti quanti secondi avesse già vissuto un uomo di settant'anni, diciassette giorni e due ore (esattamente 2 210 800 800 secondi). Maurice Dagbert, presentato all'Accademia delle Scienze nel 1945 e al Congresso di Losanna nel 1948, rivelò facoltà superiori a quelle dell'Inaudi: nel 1961, in gara con una macchina calcolatrice, vinse la prova. Aveva solo 12 anni quando seppe dare in pochissimi secondi la risposta esatta all'astronomo Eschangon, il quale gli aveva domandato in quale anno sarebbe caduta la Pasqua dell'anno 5.702.285: il 22 marzo.
Jedediah Buxton, un operaio inglese che non aveva mai frequentato un giorno di scuola e che non sapeva neppure fare la propria firma, riusciva a misurare distanze e superfici semplicemente percorrendole a piedi con passo regolare, un po' come i bematisti dell'Antica Grecia. Assistendo alla rappresentazione del Riccardo III di Shakespeare riuscì a calcolare i 5202 passi eseguiti dai danzatori durante gli intermezzi, le 12445 parole pronunciate dagli attori e il numero di quelle pronunciate dal protagonista.
Analfabeti e rapidi
Analfabeta era anche un ragazzo siciliano cieco figlio di un pastore, Vito Mangiamele, al quale all'età di dieci anni, dopo essere stato esaminato dai membri della prestigiosa Académie des Sciences, fu proposto il seguente quesito: "Qual è quel numero che sommando il suo cubo a cinque volte il suo quadrato e a 43 volte il numero stesso dà come risultato un numero che diminuito di 40 dà zero". Si racconta che mentre Arago, uno dei membri dell'Accademia, stava ancora ripetendo la domanda il piccolo Vito aveva già pronunciato il numero richiesto, cioè cinque.
Infine, c'è un americano nella lista dei calcolatori umani. Il suo nome è Zerah Colburn. A otto anni riusciva in pochi secondi a trovare la sedicesima potenza di 8, la radice quadrata di 106.929, la radice cubica di 268.336.125 e il numero dei secondi contenuti in 48 anni.
Paolo Gregorelli
(Docente di matematica dell'Ist. Stat. di Istruz. Sup. "Veronica Gambara" di Brescia)
Interessante notare come si dipanano i doni della natura, come, senza forza, escono fuori e possono essere d'aiuto a tutti. L'uomo ne è solo veicolo.
RispondiEliminaFelice giornata scolastica.
Rino.
Semplicemente fantastico.....un giorno lessi in un commento che " non è vero che esistono persone portate per la matematica........"io credo il contrario e forse questo post mi offre un'ulteriore conferma;)
RispondiEliminaCiao annarita, roberta.
I doni della natura sono alla portata di tutti. Basta saperli cogliere, Rino.
RispondiEliminaUn caro saluto.:)
Rob, la questione è un po' complessa. Nei casi indicati dall'articolo si tratta di eccezionalità: maghi dei numeri...
RispondiEliminaNella normalità, tutti siamo dotati dei cosiddetti module numbers, tutti abbiamo il "gene "della matematica.
Leggi il contributo a questo link:
http://www.lanostra-matematica.org/2008/02/intelligenza-matematica.html
La matematica c'entra poco con questi talenti del calcolo mentale, magari un po' autistici. La natura distribuisce i suoi doni a persone di tutti le condizioni. Non definirei un genio della matematica il protagonista di Rain Man, oppure quel tizio che sapeva a memoria l'intero orario ferroviario. C'è un racconto di Borges, "Funes, o della memoria", che rappresenta bene il mio pensiero.
RispondiEliminaCiao.
Popinga
Ciao Annarita, Complimenti per l'articolo ;)
RispondiEliminaBy Matteo
Matteo, i complimenti vanno all'autore, Paolo Gregorelli. Io l'ho solo pubblicato.
RispondiEliminaUn salutone:)
Brava prof, l'articolo è veramente interessante. Un abbraccio
RispondiEliminaMi fa piacere che tu abbia apprezzato, Enzo:)
RispondiEliminaUn abbraccio e a presto!