Un altro prezioso contributo del nostro amico Gaetano Barbella. Grazie Gaetano
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Le delicate leggi dell'armonia regolano la vita e le orbite dei corpi celesti.
PITAGORA ASCOLTÒ LA MUSICA DEI PIANETI
A cura di Paolo Gregorelli
(Tratto dal Giornale di Brescia del 16.10.1996)
Dio creò i numeri (interi), dopo Pitagora li prese, li lanciò nel cielo e ascoltò «il placido silenzio e la notte accordarsi con le note di una dolce armonia». Nacque così, tra le stelle, la musica.
Prolungando sino in cielo il comandamento «tutto è numero» la filosofia pitagorica ci porta sull'orlo della scienza: al big-bang del processo di materializzazione dell'esperieza umana in cui la qualità dei fenomeni viene ridotta alla quantità. I pianeti risuonano le melodie e le note del rapporto matematico che il Divino Musico dispose per ordinare il moto e la distribuzione nei cieli.
Nella visione pitagorica la musica si nobilita sposando la matematica di cui diviene la manifestazione sensibile. Come in una grande lira l'altezza di una nota dipende dalla lunghezza della corda che la produce, così la melodia di ogni pianeta risuona diversa secondo il rapporto della sua orbita.
La sinfonia che ne nasce non ha però il gradevole effetto di un accordo, ma il suono di un equilibrio, l'espressione di un ordine, la regola di un adattamento. La musica trova nella proporzione numerica il senso della melodia del coro planetario e diviene assieme alla geometria, il linguaggio matematico del moto. Il dio di Pitagora non è quindi solo l'abile architetto dei corpi regolari, ma soprattutto il raffinato compositore di matematici righi muusicali disegnati nel cielo.
La geometria dei solidi pitagorici sarebbe potuta bastare alla descrizione di un mondo statico, ma non di un mondo in moto circolare come era, quello di Pitagora. La musica riempie di movimento la geometria.
Nel luogo dei moti ordinati (cosmo) dove abitano la Luna, il Sole e i pianeti tutti, e nell'Olimpo dove riposano le stelle fisse, si coniugano la simmetria delle sfere e la magia delle figure geometriche con la regolare varietà dei suoni celesti. L'armonia diviene la formula della conoscenza.
Geometria, musica e movimento giocano il ruolo di variabili di una forza unificante che riconduce i rapporti dell'Universo all'identità sacra del numero. Non é la ricerca dell'equilibrio all'interno della natura, ma la costrizione della natura alla proporzione che ispira e anima la cosmografia pitagorica.
L'ipotesi dell'Antiterra (pianeta invisibile creato da Pitagora per far tornare i conti) ne offre un esempio illuminante. Per i pitagorici infatti il numero dieci era un numero sacro in quanto somma dei primi quattro numeri, ed essendo i pianeti sino ad allora conosciuti soltanto nove, essi ritennero che doveva esistere per forza un decimo corpo mobile. Lo chiamarono antichthon o Antiterra e lo collocarono tra la terra ed il centro dell'Universo. Attorno all'Hestia - cuore invisibile dell'Universo - serviva la danza circolare dell'Antiterra per coniugare la perfezione del numero dieci con la realtá del cosmo.
Secondo la lunghezza propria della sua orbita, ciascun pianeta sprigionava muovendosi una nota musicale, e lasciava dietro di sé una gamma di tonalità musicali funzione della distanza della sua orbita, da quella degli altri viaggiatori del cielo (pianeti). Gli intervalli tra le corde orbitali erano retti dalle leggi dell'armonia.
La Terra e la Luna erano divisi dall'intervallo di un tono, Mercurio e Venere da un semitono, Venere e il Sole da una terza minore, il Sole e Marte da un tono, Marte e Giove da un semitono, Saturno e la Sfera delle stelle stesse da una terza minore.
Alla fine si otteneva la «gamma pitagorica»: Do Re Mi b., Sol, La, Si b., Si, Re.
Era comunque inutile per i comuni mortali tendere l'orecchio per ascoltare. Solo a Pitagora era dato di partecipare del concerto celeste.
L'idea dell'Universo come immenso strumento musicale soffuso di suoni, influenzò profondamente la rivoluzione cosmologica.
Keplero si innamorò del sogno pitagorico e sul desiderio di comprenderne l'armonia pose le fondamenta della astronomia moderna.
Nota:
L'immagine è stata tratta dal sito Astrocultura UAI.
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Riporto il contenuto del commento al post del nostro amico Federico Bo, che ci suggerisce uno spunto di conoscenza molto interessante. Grazie
Dice Federico
"L'universo ha incominciato a comporre melodie fin dalla sua nascita.
A questo indirizzo è possibile udire il suono del Big Bang, ricreato e reso udibile da uno scienziato americano.
Considerate una cosa: il silenzio che sembra prevalere alla fine della registrazione è in realtà stato colmato dalla nascita delle stelle, delle galassie, dei pianeti e, in definitiva, anche dalle nostre voci e dai nostri pensieri."