martedì 4 maggio 2010

"Agora", Ipazia E Le Religioni


Cari ragazzi e cari lettori,

saprete sicuramente che il 23 Aprile scorso è uscito nelle sale italiane "Agora", il film sulla vita di Ipazia di Alessandria diretto dal regista Alejandro Amenábar, con la bella quanto brava Rachel Weisz nelle vesti della più celebre matematica e filosofa dell'antichità.



Il film che ha rischiato seriamente di  essere censurato in Italia ha vinto la sua battaglia grazie al popolo della Rete. L'entusiasmo nelle sale cinematrografiche è stato grande!

Matem@ticaMente aveva già dedicato un post ad "Agora" all'inizio dell'autunno: Ipazia, Quando Il Dialogo Fa Paura.

Avevo in mente di scrivere la recensione del film, ma per la scarsità di tempo ho rimandato sino a quando non ho letto l'articolo di Mauro Antonetti, ottimo matematico e caro amico. Poiché concordo in toto sul contenuto del citato articolo ho optato per il pubblicarlo qui.

Vi lascio all'articolo di Mauro
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"Agora", Ipazia E Le Religioni




 


Cominciamo con i giudizi positivi: il film è bello e sono stato pienamente soddisfatto: la figura di Ipazia ne risalta nettamente, e Rachel Weisz, oltre a essere una splendida donna, è anche una bravissima attrice, mai un filo sopra le righe (a parte qualche forzatura, dovuta probabilmente alla sceneggiatura imposta dalla produzione, di cui dirò oltre). Ma tutto il cast è nettamente all'altezza della situazione, con l'unica possibile eccezione dell'attore (Sami Samir) che impersona il vescovo Cirillo, dalla gesticolazione un po' troppo "americaneggiante" (certi gesti erano tipici di Arthur Fonzarelli - Fonzie - in Happy Days degli anni settanta, per dire...), decisamente fuori luogo in un film ambientato nell'Egitto del IV-V secolo (sottoposto all'epoca, lo ricordo, all'Impero romano d'Oriente). Amenábar si dimostra regista eccellente, forse un po' eccessivo nell'utilizzo delle inquadrature dal basso, ma anche lui ha purtroppo dovuto concedere qualcosa alla produzione (chi facesse un confronto con il suo precedente Mare dentro, potrebbe pensare addirittura che si tratti di due registi diversi...).

Un filo rosso mi pare percorra l'intera trama, un concetto che chi mi segue sa che mi pertiene completamente: qualunque religione "codificata", e in special modo quelle monoteistiche (nel fim, ovviamente, sono presenti per motivi naturalmente storici soltanto l'ebraica e la cristiana, ma non è che quella maomettana - o islamica che dir si voglia - abbia caratteristiche assai diverse) costituisce nulla più che il substrato (anche se il buon Karl Marx qui forse avrebbe usato il termine di "sovrastruttura") di un sistema di potere che tende a perpetuare se stesso, a scapito della ragione e della libertà personale. E dirò di più: che qualunque religione monoteistica, proprio per quel prefisso mono-, tende a divenire, forzatamente, fondamentalista.

Passiamo ora alle note negative: la produzione è abbastanza hollywoodiana ma d'altronde, per fare un film che attraesse spettatori, hanno dovuto fare così: un film più "asciutto" forse non sarebbe stato altrettanto appetibile per larga parte degli spettatori di oggi, abituati (purtroppo) a sventramenti e macellamenti a gogò, a scene di massa tutto sommato abbastanza confuse e a storie sentimentali, intrecciate con le vicende storiche, che di storico hanno abbastanza poco (che ci fosse un rapporto stretto - non si sa di che genere - tra Ipazia e il prefetto Oreste, che era stato suo discepolo, è cosa storicamente certa; per nulla storica, invece, l'adorazione per la matematica dell'ex schiavo Davo). Inoltre, ho notato qualche inesattezza: Teone (Teotecno), il padre di Ipazia era rettore del Museo di Alessandria e non della Biblioteca, che probabilmente all'epoca dei fatti era stata quasi completamente distrutta, prima da Cesare (nel I secolo p.e.v.) e poi nel conflitto tra Aureliano e Zenobia nel III secolo; Ipazia venne scorticata viva, secondo tutte le fonti, e non lapidata come nella narrazione filmica; Sinesio, il vescovo di Cirene che nel film cerca di "salvare capra e cavoli", cioè sia Ipazia e Oreste che la propria appartenenza alla religione cristiana, in realtà morì qualche anno prima della filosofa; e così via.

Queste inesattezze, però non ledono affatto il valore del film, che è un film che consiglio di vedere a tutti coloro che passeranno di qui, primariamente perché è un film che restituisce giustizia a una delle moltissime figure femminili della scienza, della storia e dell'arte cadute ingiustamente nel dimenticatoio; tanto per citarne qualcuna di quelle che ogni tanto mi capita di ricordare: Eleonora d'Arborea, Frida Kahlo, Artemisia Gentileschi, Dolores Ibárruri, Tina Modotti e così via.



6 commenti:

  1. Cara Annarita ho visto il film proprio domenica scorsa, concordo pienamente con quanto scrive Mauro Antonetti. Un film che pur nella sua imperfetta verità storica, restituisce a questa figura di sacerdotessa e filosofa femminile il ruolo che la la religione Cristiana ha non solo cercato di cancellare con la morte ma anche storicamente.
    E d'altronde quello di Ipazia è un destino comune a tante donne, personalmente credo che ciò che la chiesa cristiana ha fatto per relegare la donna ad un ruolo subalterno non sia ancora superato.
    MI ha colpito molto l'interpretazione delle sacre scritture da parte del vescovo Cirillo, sono le parole che hanno segnato e determinato il destino di tante donne in questi millenni.
    E' un film che dovrebbe essere divulgato anche nelle scuola.

    Un bacione grande

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  2. Cara Rosalba, ti ringrazio della tua testimonianza.

    Concordo anch?io sul fatto che Agora dovrebbe essere divulgato nelle scuole.

    Un bacione e a presto.
    annarita

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  3. Bella la frase  "Voi non potete dubitare delle cose in cui credete:io devo", detta da Ipazia contro coloro che imponevano dogmaticamente verità e certezze assolute, non dimostrabili, spesso richieste e volute dagli uomini per governare o rispondere ai misteri della vita e dell'universo.

     Un film che merita di essere visto e fa riflettere su temi sempre attuali come il  fanatismo religioso, i sottili giochi di potere, la libertà di pensiero.

    Mi sono piaciute invece le inquadrature dall'alto in cui ricorreva il cerchio, simbolo di armoniosa perfezione, quasi  contrapposto alla massa impazzita ,  simile a formiche che vagavano senza meta.

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  4. pardon, ho dimenticato di scrivere il nick al commento 3

    skip


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  5. Maria, ti ringrazio delle considerazioni.

    A presto.
    annarita

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  6. Grazie infinite a te, Mauretto.

    Un bacione e alla prossima!;)

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