"Storia E Storie Della Matematica" è il tema portante del Carnevale della Matematica #44, ospitato questo mese dal blog Popinga di Marco Fulvio Barozzi.
E interessanti sono i racconti dei cantastorie che hanno partecipato alla bella kermesse, arricchita dalle opere della giovane pittrice di Hong Kong Suman Vaze. Un motivo in più per non perdere questa edizione di fine 2011.
L'edizione 45, la prima del 2012, sarà ospitata da questo blog con un tema che illustrerò a breve con un post specifico.
A presto, allora!
Mi spiace non aver partecipato a questo carnevale, tra i vari argomenti che ho sfogliato velocemente mi sono soffermato dov’è scritto: “ La seconda parte del Carnevale n. 44 inizia con il contributo di Maestra Rosalba,Rosalba Cocco, che ci invia il collegamento a un suo delizioso articolo comparso su Crescere Creativamente. Si tratta di Giochini matematici: Pensa un numero, un gioco utile a esercitarsi nei calcoli mentali veloci, una delle tante attività dimenticate che tempo fa avevano un ruolo significativo e meriterebbero di essere rivalutate sin dalla scuola primaria”
RispondiEliminaI due passatempi proposti sono legati da questa equazione per il primo: (2x + n) 1/2 –x = n/2 ; con x il numero qualsiasi pensato e scoprendo che n può essere un numero qualsiasi da poter aggiungere; il secondo è legato da questa equazione: ( 4x/2 + 8 - 10 ) 1/2 + 1 = x; scoprendo che x può essere un numero pensato qualsiasi.
Un gioco mentale molto utile da non mandare in disuso e questo, non solo per tener ben allenata la mente, ma anche per comprendere poi, una volta trovato il trucco dei due esempi proposti, quale legge matematica li governa, scoprendo così come in realtà in matematica non ci sono né trucchi né magie!
Ciao Annarita
Aldo
Caro Aldo, ci saranno altre occasioni per partecipare. Intanto il 14 gennaio toccherà a Matem@ticaMente ospitare la 45° edizione. Potresti provare a preparare un articolo, che pubblicherei ovviamente su questo blog.
RispondiEliminaUn caro saluto.
Scusa Annarita, tu sai che la storia della matematica è la mia materia e sono andato a vedere ancora in questo carnevale trovando divertente le storie di fantasia che Flavio Ubaldini con lo pseudonimo di Dioniso segnala dal suo Blogghetto, lezioni del neo-insegnante Eratocle al neo-matematico Eurito, relative al teorema di Pitagora che ci propone in esclusiva in tre lezioni. Un tema che tu avevi già proposto il mese scorso e che io però avevo sfogliato molto frettolosamente, devo dire che queste simpatiche lezioni traggono, pari, pari, spunto da Jacob Bronowski, e precisamente da un suo video della sua serie televisiva del 1973,The Ascent of Man , Bronowski on Pythagoras' Theorem indicato sul mio sito che ti ho più volte segnalato con i miei commenti nei tuoi Blog vedere qui:
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=mOvpV0CuEdc.
Un’esposizione citata anche sul libro di Kitty Ferguson: La musica di Pitagora edito da Longanesi, pag 91 cap 6 e in appendice pag 351, 352 che , fortunatamente, lo stesso Ubaldini pubblicizza nel suo settore libri. Cosa voglio dire con questo, ma non vorrei fare polemiche inutili, i commenti possono essere superficiali e imprecisi, ma i nostri lavori no, anche se bizzarri o di fantasia! Le fonte dalle quali si traggono ispirazioni devono essere sempre citate, fa parte dell’onestà intellettuale, questa è una regola, una legge morale che dobbiamo sempre avere tutti noi, che lavoriamo sul web ( e non), ben presente nel rispetto degli altri, soprattutto verso chi non c’è più. Se poi, sono stato distratto nel leggere o ci sono fonti diverse e per me sconosciute, mi scuso, ma avrei piacere anch’io di sapere.
Un salutone
Aldo
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RispondiEliminaSono convinta che Flavio Ubaldini possa fornirti una adeguata motivazione circa le sue scelte. Ti consiglio, pertanto, di parlarne direttamente con lui, magari commentando sul suo blog.
RispondiEliminaSono certa che ne potrebbe scaturire una costruttiva discussione e una occasione di approfondimento per i lettori.
Un abbraccio.
Annarita
Tu sai Annarita che io ho dichiarato pubblicamente nei tuoi Blog che ho scelto te per i miei studi e i miei commenti, quindi non altri…..però, se hai intenzione di sbarazzarti di me!...Scherzo naturalmente.
RispondiEliminaCredevo che, per prassi di proprietà del Blog, l’invito a Ubaldini di rispondere lo dovevi fare tu. Allora per correttezza, se vuoi, anche se dovrò fare tutte quelle (per me) imbarazzanti procedure di iscrizione alla piattaforma, lo farò io segnalando a Lui i miei commenti che ho fatto qui e a Lui, rivolti.
Ma è qui, credo, se vuole, che è più corretto rispondere. Io ribadisco che non vado a cercarmi altri Blog per discutere o approfondire! Ma non vorrei essere nel contempo troppo invadente in casa tua, piuttosto preferisco rimanere con i miei pensieri e per conto mio.
Ma è qui, vedo, che un mese fa hai fatto un post specifico sullo stesso argomento e di cui annunciavi il carnevale n° 43, anche se tu l’hai accolto (come tutti penso) in buona fede poiché incompleto di quelle sue lezioni fantasiose elaborate con disegni e indicazioni risalenti inequivocabilmente al 1973 e appartenenti a Jacob Bronowski, mancanti nel tuo post del 15 novembre 2011 ed esposte solo successivamente. Forse riservate per farne un lavoro esclusivo al carnevale successivo? Così almeno recita e si legge nel carnevale n°44.
Scusami Annarita, ma tu sai che io su queste cose sono molto severo anche perché ho provato sulla mia pelle e da decenni testimone in prima persona di questo modus operandi che appartiene da sempre (purtroppo e ancora non si sa per quanto!) ad un mondo scientifico fai da te, o meglio, ad un modo poco scientifico di fare: senza rispetto, senza regole. Tanto più intransigente, quando vedo che non si citano persone poco note solo perché non esistono più, anche se Jacob Bronowski ha una stimata e autorevole figlia, Anna Lise Jardine, che attualmente vive e lavora a Londra.
Tu sarai anche convita che dietro queste scelte ci siano motivazioni adeguate, ma io no. Se non motivate da un’imperdonabile svista! Non ci sono mai, ripeto e sottolineo: non ci sono mai delle motivazioni adeguate, accettabili o valide, per scegliere di non dover citare le fonti da cui si attinge o si scopre un legame col proprio lavoro soprattutto se originale ed esclusivo! Anche se si tratta di un lavoro leggero, non impegnativo o scherzoso, senza pretese, ma è sempre buona norma per rispetto verso i lettori e della ricostruzione storica di quel che si fa, soprattutto poi quando si partecipa come contribuenti ad un carnevale scientifico, ringraziare quei Blog e tutti i contribuenti autori sia del web e non, da cui si attingono o si scoprono informazioni utili. Non ti pare?
Contrariamente invece, ci sono motivazioni valide, anzi, validissime, quando le fonti si citano sempre come ho fatto io nei miei lavori, (anche se si dovessero scoprire dopo!) così come fanno tutte le persone intellettualmente oneste come te, come la Ferguson e tante altre, per non equivocarne la paternità. Anzi, ci preoccupiamo, scusandoci anticipatamente nell’introduzione di un nostro lavoro, se per distrazione abbiamo dimenticato di citare qualcuno! Da sempre, il rispetto è l’opposto della degenerazione e dove c’è l’uno, manca l’altra. E’buona cosa per tutti segnalare eventuali difformità alla legge morale.
Comunque, come ho dichiarato nel commento precedente, non voglio qui fare inutili polemiche, leggerò in “religioso” silenzio il commento di Ubaldini che sicuramente si scuserà per esser stata solo una sua dimenticanza di citazione delle fonti, a cui credo, porrà subito rimedio, almeno per rispetto di Jacob Bronowski. Se poi, non ho letto bene io il suo articolo, quindi, essendo mia la svista, allora mi scuso con Lui anticipatamente. In caso contrario, senza controbattere per rispetto del tuo Blog e del tuo commento, lascio a ciascuno il suo pensiero poiché sono convinto che ognuno ha occhi per vedere, orecchi per udire e fonti per confrontare.
Un abbraccio e scusa per la prolissità del commento
Aldo
Caro Aldo, lo sai quanto ti stimi e ti voglia bene...quindi non dire nemmeno per scherzo che voglio sbarazzarmi di te.
RispondiEliminaSe reputi più corretto che il dibattito si sviluppi qui, inviterò io Flavio a venire a leggere i tuoi commenti e fornirti le sue risposte.
Fammi sapere.
Un abbraccio.
Buongiorno a tutti.
RispondiEliminaMi pare che Aldo stia facendo molta confusione tra diversi piani conoscitivi.
Un conto è quando si fa della ricerca e lì la citazione è d'obbligo, non tanto per riconoscere il lavoro d'altri (cosa comunque umanamente doverosa) quanto per dare a tutti il diritto alla riproducibilità (che è un fondamento della ricerca scientifica). Se un ricercatore non mi mette nelle condizioni di rifare il suo stesso percorso, questo non si può chiamare scientifico.
Un altro conto è quando si fa cultura (sotto forma di divulgazione o di narrativa) e lì le esigenze del lettore sono altre. Chi legge "Le cosmicomiche" di Calvino non si chiede come Calvino sappia le cose che sa sull'evoluzione o sul big-bang. Altro è l'interesse del lettore. Altro è l'obiettivo dell'autore. L'autore vuole rendere accessibili idee nuove e vuole stimolare curiosità, interesse, coinvolgimento. Il lettore cerca divertimento colto, intrattenimento intelligente, riflessione sul pensiero umano. Non è lì per imparare né tanto meno per fare ricerca.
Se confondiamo questi piani rischiamo di produrre dei mostri che non hanno le caratteristiche della ricerca né quelle della cultura.
A me pare che il Carnevale si collochi chiaramente dalla parte della seconda e che lasci alle riviste, agli archivi, alle conferenze, ai blog specialistici ecc. ecc. oneri e onori della ricerca.
Non è così?
Rispondo al sig. Daniele Gouthier.
RispondiEliminaNon credo sia umanamente né culturalmente accettabile che un lavoro ripreso, riprodotto pari, pari, da un video, un libro, un articolo o un Blog o anche da un commento, non venga citato confondendo così la paternità mediante un’operazione di appropriazione culturalmente indebita e quindi, immeritata nei confronti di chi quella ricerca invece l’ha fatta con tanto, ma tanto sacrificio mentale, umano e a volte anche economico.
Queste cose, in genere, le fanno chi non ha più idee e vuole apparire a qualunque costo, chi vuol far carriera alle spalle degli altri autori ( meglio se in vita l’autore non c’è più!) , chi vuol solo far cassa con l’editore, ma soprattutto queste cose le fa chi non sa proprio cosa significa fare una scoperta scientifica e quanta fatica c’è dietro anche ad un piccolo risultato scientifico: solo allora si può comprendere l’amore e il rispetto per la scienza più genuina.
Se Lei avesse fatto uno studio, un lavoro, un articolo o un video scientifico, vorrei capire se trova giusto rivederlo riprodotto pari, pari, senza vedere da parte di chi lo ha riprodotto nessuna citazione nei confronti suoi e del suo lavoro! E mi creda, poiché io l’ho già provato cosa significa questa disonestà intellettuale, ( a tutti i livelli!) le assicuro che non fa proprio piacere anche se chi l’ha fatto lo avesse fatto sotto forma di narrativa, filastrocca o altro. E Lei avrebbe persino il coraggio di chiamarla questa: “cultura divulgativa?” Se un autore vuole rendere accessibili idee nuove, va bene! Ma per essere idee veramente nuove, stimolanti, interessanti e coinvolgenti devono essere quelle dell’autore: inedite! E se delle idee nuove poggiassero fondamento su quelle di altri, questi, tutti, ma proprio tutti: vanno citati! Fa parte, se vuole, anche della normale educazione.
Io credo invece, è chi la pensa come Lei che vuole soltanto giustificare e sostenere dei Mostri che non hanno le caratteristiche della ricerca né della cultura e che trovano la linfa vitale nella più totale confusione, anche quella tra i diversi piani conoscitivi. Non è così?
Un caro saluto
Aldo
@ Annarita lo sai quanto ti stimi anch’io, attendo volentieri il commento di Flavio e sono certo avrà capito che le mie motivazioni sono per il bene di tutti ma attendo anche il tuo Carnevale che ha prodotto più novità e autentiche scoperte scientifiche di “rinomate” riviste specializzate che purtroppo ho imparato, mio malgrado, a conoscere nel loro modus operandi.
@Daniele Gouthier: senza ricorrere ad esemplificazioni o giri di parole, esprimo in modo diretto qual è il mio pensiero. Penso che qualunque sia il piano conoscitivo di riferimento, la proprietà intellettuale debba essere rispettata, citando la fonte.
RispondiEliminaNon esisterebberoaltrimenti, il copyright per il diritto d'autore né le varie licenze CC che permettono di utilizzare il lavoro o le opere altrui, a patto di citarne la paternità.
Prima di tutto vorrei ringraziare Annarita, Aldo e Daniele per l'attenzione mostrata verso il mio lavoro.
RispondiEliminaMi fa piacere che Aldo abbia letto con attenzione. Ed ha ragione quando dice che l'idea di usare quel tipo di dimostrazione del teorema di Pitagora mi sia venuta leggendo la Ferguson. D’altra parte non era un segreto. Visto che, come lui ha notato, il suo libro viene citato sul mio blog tra i miei libri in lettura. Lungi da me quindi l'idea di attribuirmi i meriti per quella dimostrazione.
Perché allora non ho citato il fatto di avere letto quel tipo di dimostrazione da quel libro?
Quelle che mi sto dilettando a scrivere sono storie di fantasia ambientate in un periodo storico e in un luogo precisi. Nella mia finzione narrativa i racconti vengono presi direttamente dalla biografia dettata da Pitagora ad un suo allievo. Ci troviamo chiaramente, anche se in modo molto modesto, sul piano della finzione narrativa. Quello che Daniele cita nel precedente commento. Quello che sto scrivendo non è un saggio storico. Dove una citazione della bibliografia sarebbe appropriata.
I dati su cui mi posso basare sono storici (pochi) e pseudostorico-mitologici (molti). Allora, seguendo la mia fantasia, mi capita di scegliere alcuni punti fermi tra i dati storici, e il resto lo invento basandomi sul mio gusto e sul mio intuito. I dati storico-matematici che uso sono ben noti a chiunque nutra un minimo interesse per la matematica. Sono patrimonio della collettività. E un divertimento del lettore dovrebbe essere anche quello di individuarli. In quest’altro pezzo di storia ad esempio ho usato la dimostrazione dell’irrazionalità della radice di 2. Avrei dovuto citare il libro da cui ho appreso quella dimostrazione? E se invece di quella della Ferguson avessi usato la dimostrazione teorema di Pitagora insegnatami alle scuole medie avrei dovuto citare il libro di testo?
Mi auguro di continuare ad avere lettori così attenti.
Un saluto
Quando ho scritto " In quest’altro pezzo di storia" intendevo mettere un link che poi ho dimenticato. Lo riporto ora:
RispondiEliminahttp://dionisoo.blogspot.com/2011/06/interviste-impossibili-pitagora-ippaso_29.html
Cari tutti,
RispondiEliminaCerco di riprendere con altre parole il mio punto di vista che non è l'elogio del furto e che penso sia un nodo importante da chiarire.
Una cosa è quando scriviamo un articolo di ricerca.
Da trecento anni a questa parte gli articoli di ricerca stanno sulle riviste scientifiche le quali garantiscono la peer-review, i referaggi in doppio cieco e tutto questo genere di ben rodati strumenti (che come sapete pratico, ad esempio, da editor di Jcom).
Da poco più di un decennio, per ragioni economiche e tecnologhiche, questi strumenti stanno vacillando con l'arrivo degli archivi e, più di recente, dei blog di ricerca (PLoS docet). Si tratta di dinamiche nuove che si stanno stabilizzando e che troveranno nuovi strumenti di controllo analoghi a peer-review, doppio cieco ecc. (del resto sperimentazioni in questa direzione ne sono state fatte, anche in Italia, non ultime quelle della Sissa che ha e continua ad avere riviste all'avanguardia su queste frontiere).
[PRIMA PARTE - CONTINUA NEL PROSSIMO COMMENTO]
[SECONDA PARTE - CONTINUA DAL COMMENTO PRECEDENTE]
RispondiEliminaE' un errore però pensare che tutte le volte che si parla di scienza si fa ricerca (non è vero neanche se a parlare di scienza sono i ricercatori!) ed è un errore pensare che tutti i lettori vogliano una documentazione di quel tipo.
In molti casi è non solo legittimo, ma auspicabile e necessario, comunicare altrimenti. Perché i lettori vanno coinvolti e ne va stimolato l'interesse. Perché è importante che la scienza entri a far parte della letteratura (e dell'arte). Perché le idee non circolano se non ce n'è una condivisione popolare. Vi suggerisco di leggere "La cultura popolare della scienza" di Conner, per citarne uno. Oppure le "Lezioni americane" di Calvino, per citarne un altro.
E Calvino mi offre l'occasione per proporvi alcuni esempi di autori che "usano" la scienza, la immergono nella loro narrazione e che per farlo in modo credibile non corredano i loro testi (medi, alti o altissimi che siano) con citazioni e strumenti di garanzia propri della ricerca. Pensate alle "Cosmicomiche", proprio di Calvino; oppure al "Sistema periodico" e alla "Chiave a stella" di quel raffinatissimo chimico che fu Primo Levi. O ancora: all'uso che fanno della matematica il matematico Guedj ("La chioma di Berenice", "Il meridiano", "Il teorema del pappagallo") e i non-matematici Enzensberger ("Il mago dei numeri") e Garcia Marquez ("Occhi di cane azzurro"). O la chimica che Conan Doyle mette in "La nube avvelenata". Insomma, a me pare chiaro che il tenativo di Flavio sia da mettere in questa seconda categoria (e non stiamo qui a valutare se letterariamente sia basso, medio o alto). E quindi che è giusto che non citi la Ferguson né nessun altro.
Nota a margine: la questione delle due culture a quanto pare è ancora molto calda e qui, come altrove, ci confrontiamo tra chi pensa che debbano essere separate (Aldo e Annarita) e chi le vuole dialoganti (Daniele e, forse, Flavio).
Personalmente, nel precedente e in questo commento, cerco di tenere il confronto sul piano delle idee.
Non capisco (e non apprezzo!) che i toni si alzino come ho letto:
- E Lei avrebbe persino il coraggio di chiamarla questa: “cultura divulgativa?”
- è chi la pensa come Lei che vuole soltanto giustificare e sostenere dei Mostri che non hanno le caratteristiche della ricerca né della cultura
- Penso che qualunque sia il piano conoscitivo di riferimento, la proprietà intellettuale debba essere rispettata, citando la fonte
Non capisco perché il mio punto di vista meriti questi insulti.
Vi sarei grato se voleste argomentare contro il mio punto di vista e non contro la mia persona: non sono un ladro, cerco di non generare mostri e rispetto la proprietà intellettuale (conoscete molti altri editori che come Scienza Express rilasciano i propri libri sotto la licenza Creative Commons 2.5 Italia?).
Se parleremo ancora di idee e di punti di vista, sarò felice di continuare a discuterne con voi.
Non risponderò invece in alcun modo ad altri commenti che si limitano a denigrare.
Non vogliatemene.
Nota a margine: la questione delle due culture a quanto pare è ancora molto calda e qui, come altrove, ci confrontiamo tra chi pensa che debbano essere separate (Aldo e Annarita) e chi le vuole dialoganti (Daniele e, forse, Flavio).
RispondiEliminaCaro Daniele, ti assicuro che non voglio tenere affatto separate le due culture, dato che per formazione le due culture coesistono nella mia persona.
Personalmente, nel precedente e in questo commento, cerco di tenere il confronto sul piano delle idee.
Non capisco (e non apprezzo!) che i toni si alzino come ho letto:
- Penso che qualunque sia il piano conoscitivo di riferimento, la proprietà intellettuale debba essere rispettata, citando la fonte.
Non capisco perché il mio punto di vista meriti questi insulti.
Non penso proprio di aver utilizzato un tono alto con la mia affermazione né di aver denigrato il tuo punto di vista con insulti. Ho solo espresso il mio, che può essere opinabile e non il migliore possibile, ma è il mio. Non ti ho nemmeno accusato di non rispettare l'altrui proprietà intellettuale, caro Daniele, in quanto la mia vuole essere una affermazione generale di quello che per me è un principio in cui credo, e che prescinde dai casi specifici e dalle persone. Questo volevo esprimere. Evidentemente non ci sono riuscita e me ne dispiace perché non uso aggredire le persone, ma dialogare tranquillamente, pur sostenendo un punto di vista dissonante da quello del mio interlocutore.
Annarita
Annarita cara, tu mi hai chiesto di chiudere questo post con commento che potesse concludersi con buona pace per tutti. Sinceramente ero preso da uno sconforto notevole dopo questi commenti, avevo voglia di staccare con tutto. Poi una di queste sere apro le mie e-mail e come una divina provvidenza, tra le varie, apro quella del gruppo Maddmathas di Roberto Natalini, già Natalini! Non poteva essere altrimenti, un cognome così azzeccato sotto Natale!
RispondiEliminaLa mia attenzione si focalizza su queste splendide parole introduttive di un suo splendido articolo:
“Ci sono momenti di particolare sconforto in cui mi chiedo quale sia la vera motivazione che mi porta a dedicare una parte non trascurabile del mio tempo a cercare di raccontare pubblicamente un po’ di matematica.”
Queste parole introduttive dell’articolo di Roberto Natalini non solo mi hanno coinvolto sullo stesso piano emotivo ma hanno rincuorato subito il mio sconfortato animo, facendomi capire nel leggere il suo articolo, che: sia chi la fa, sia chi la racconta, la romanza o la divulga questa nostra benedetta Matematica, in fondo ci fa sentire tutti sulla stessa barca: siamo tutti degli innamorati matti di questa nostra unica e contesa amante!
Vorrei, che queste parole, per me giunte come una cometa, venissero seguite dai tre magi contendenti: Aldo, Flavio e Daniele, per giungere in pace alla stessa capanna di Annarita, che fa da Madrina alla nostra rediviva Matematica senza dover surriscaldarla ancora, rischiando così di alternare la parte ( parlo soprattutto per me!): o del bue, o dell’asino.
Tu sai che è mia convinzione che la matematica è dentro i codici naturali delle cose e in perfetta simbiosi con l’uomo. Per questo, ogni giorno, la Matematica, con le sue immancabili leggi, formule, regole e il suo immancabile ordine ci dice che, l’uomo, in fondo, ha un bisogno disperato di Lei, e Lei, di noi.
Per amor suo, della nostra Amata, desidero fare questo regalo natalizio a te e ai miei contendenti innamorati, con questo articolo di Roberto Natalini che possa così farci riflettere tutti in queste feste e per buona pace di tutti.
Articolo di Roberto Natalini: http://dueallamenouno.comunita.unita.it/2011/12/22/32/
Buon Natale alla mia cara Annarita e ai suoi visitatori, Buon Natale Flavio, Buon Natale Daniele e, Buon Natale anche te caro Roberto e mille grazie.
Aldo
@ Annarita, spero di aver linkato correttamente l’articolo di Roberto in modo che cliccandoci sopra possa aprirsi, in caso contrario, per favore, soccorrimi tu. Grazie.
Caro Aldo, ti ringrazio di aver segnalato il bellissimo articolo di Roberto, che può essere letto a questo link.
RispondiEliminaSicuramente c'è materia di riflessione per tutti.
Approvo anche lo spirito che anima questo tuo commento.
Un caro saluto e Buon Natale a tutti.
Annarita
Grazie per la segnalazione Aldo. Purtroppo i momenti di sconforto li attraversiamo un po’ tutti. Ognuno ha avuto i propri sogni realizzati e i propri sogni andati in frantumi, le proprie illusioni e le proprie delusioni. Anch’io devo ammettere di non essere stato propriamente felice quando ho letto l’accusa di disonestà intellettuale. In tutta sincerità non credo proprio di meritarla. In ogni caso questa discussione mi ha anche fatto riflettere su temi interessati. Ho effettuato qualche ricerca sia elettronica sia cartacea ed ho constatato che la maggior parte degli autori di narrativa scientifica non cita le fonti. Quelli che lo fanno sono una minoranza, tuttavia c’è qualcuno che lo fa. Mi sono quindi chiesto se non sia il caso che io inserisca una pagina da citare eventualmente alla fine di ogni miniserie con l’elenco delle principali fonti d’ispirazione. Non sono ancora sicuro se lo farò, ma ci penserò.
RispondiEliminaAuguro a te, ad Annarita, a Daniele e a tutti i lettori di questo blog una fine d'anno piena di pace e serenità.
Grazie Flavio, grazie davvero per questa tua risposta, a me gradita.
RispondiEliminaAvrai visto quanto è già difficile, per Roberto e per tutti noi, far conoscere questa nostra benedetta e amata matematica che ha nei suoi codici, regole ferree e leggi precise che la rendono per questo una scienza ostica, ma esatta. Se poi, ci mettiamo anche noi a rappresentarla fuori da questi canoni allora ci facciamo e gli facciamo: più male che bene.
Sono d’accordo quando parli di sogni realizzati e non, di illusioni/delusioni, come non posso non sentirmi dentro in tutto questo. Io mi scuso con te se ti ho accusato e devo ammettere che la tua ricerca sia elettronica che cartacea è (purtroppo!) esatta. Non solo sulla narrativa, ma anche, credimi, sulla materia propriamente scientifica: ci sono, ci sono state e ci saranno sempre delle lobby che purtroppo, volontariamente o involontariamente, sono nemiche della scienza e soprattutto verso chi la fa. Queste lobby ci hanno tolto secoli di autentico progresso e nomi di uomini e donne che saranno per noi sconosciuti. Ma questa,purtroppo, non è una novità!
Riprendo qui la tua frase: “Quelli che lo fanno sono una minoranza, tuttavia c’è qualcuno che lo fa.” Essere una minoranza non ha importanza, anzi, l’importante per la nostra matematica è che ci sia qualcuno che lo fa e ogni giorno, uno in più! Se anche tu lo farai(questa si che è una gradita novità!), ci guadagnerai sicuramente tu, poiché ne esci vincitore e con te, anche Jacob Bronowski in quanto, essendo ancor oggi poco noto, contribuirai anche tu a farlo conoscere ad un pubblico attento, ma tu sai, anche in formazione scolastica, come quello di Annarita e, sempre più ampio, come giustamente merita, così come ha fatto Kitty Ferguson facendolo riscoprire a noi tutti del settore con il suo libro: La musica di Pitagora.
Un abbraccio di cuore e contraccambio i tuoi graditissimi e sentiti auguri.
Se devo essere sincero Flavio, il tuo primo commento mi ha colpito profondamente nell’animo, ma il tuo ultimo commento mi hai colpito nel profondo del cuore, scusami ancora se ti ho detto cose che non meritavi,ora ti sento più vicino.
A presto
Aldo